sabato 16 novembre 2013

Gli Etruschi sbarcano al Supermarket





Qualche giorno fa la Casa Editrice Helicon, per la quale ho scritto due libri  per ragazzi, mi ha informata di aver trovato un accordo commerciale con Unicoop e di aver portato il libro Sai chi erano gli Etruschi? sugli scaffali di molti supermercati della Toscana.

Sarà in vendita a partire dal 21 novembre 2013

Lo troverete nella sezione intitolata "Toscana da leggere", mentre i punti vendita dove è possibile acquistarlo saranno:





Ipermercati Coop di: 

  • Arezzo
  • Cascina
  • Lastra a Signa
  • Montecatini
  • Sesto Fiorentino


Supermercati Coop di:

  • Borgo San Lorenzo
  • Empoli (Centro Empoli)
  • Figline Valdarno
  • Firenze (Gavinana, Carlo del Prete e Ponte a Greve)
  • Fucecchio
  • Poggibonsi (via Salceto)
  • Pontassieve
  • Pontedera (via Terracini)
  • Prato (via delle Pleiadi)
  • Siena (Strada del Paradiso)


Di cosa parla la mia guida


E' la storia degli Etruschi in Italia, scritta e disegnata in maniera semplice e divertente, dalle origini fino alla completa romanizzazione: un viaggio lungo 8 secoli attraverso scoperte, arte, personaggi curiosi, miti e antiche religioni.

Sapete com'erano organizzate le città ai tempi degli Etruschi? E chi comandava? Come si chiamavano gli Dei degli Etruschi e cosa si leggeva osservando il fegato di una pecora? Nel libro troverete queste e tantissime notizie e curiosità, come la storia del costume, per sapere come vestivano e vivevano nel passato gli uomini, le donne, i vecchi e... persino gli schiavi!

Si parla di musica, di passatempi cruenti e di grandi mangiate. Ci sono le battaglie, i riti funebri, le invenzioni, i principali musei italiani e cosa troverete nei siti archeologici.

Per evitare troppi giri di parole eccovi pronte due paginette due con quello che troverete all'interno (in totale sono 120 pagine, tutte diligentemente illustrate dalla sottoscritta).




A volte la Storia può essere divertente. Almeno io la immagino così.

E ridendo e scherzando magari s'impara persino qualcosa di utile e interessante.




Una sola precisazione, che ogni tanto la gente si sbaglia e confonde le etichette. Non è un libro per bambini, come invece è riportato sul sito, ma per ragazzi dai 10 anni in su. E con in su intendo parecchio in su, anche 80 anni e passa. A questo proposito ci tengo particolarmente perché in Prima Media studiano gli Etruschi, anche se per un breve periodo e senza particolare interesse, perché poi sono completamenti assorbiti da quei figaccioni dei Romani.

Invece questo libro è scritto proprio per ricordare a tutti che se i Romani sono stati quel gran popolo che erano, lo devono proprio agli Etruschi, che gli hanno insegnato a vivere civilmente fornendogli strade, fogne e... ma sto divagando.

Scrivere libri è solo una parte del lavoro


Nonostante qualcuno possa pensare che la Coop non sia esattamente un tempio della cultura (al supermercato? ma lì ci vendono i pelati in scatola, mica i libri!) permettetemi di dissentire.

Si può avere il dono dell'arguzia e la mano leggiadra come un Mozart (fortunelli), oppure si può passare un'intera esistenza a editare ogni singola frase, ogni minuscola parola che non torna fino al raggiungimento di una certa armonia del discorso. In entrambi i casi, ecco a voi un libro. Tralasciando la fatidica ed estenuante ricerca dell'editore (inevitabilmente piccolo e locale ma che non chiede alcun contributo), sorge il problema principale, quello che TUTTI si dovrebbero porre quando mettono mano alla tastiera e cominciano ticchettando la loro prima opera: MA POI, CHI LO LEGGE?
Ecco l'atroce verità.

Se scrivi libri farli arrivare alla gente è la tua priorità


Se sei piccolo e nero difficilmente troverai un canale di vendita che non sia la libreria dell'amico o la cartoleria del cugino. Una volta i miei libri se ne stavano spaparanzati sugli scaffali della libreria Edison, in Piazza della Repubblica a Firenze, poi è andata come è andata.

La Edison era cara ai cittadini anche perché era l'unica libreria in grado di competere seriamente con i giganti del mercato librario, ma voleva bene a tutti, dai noti bestsellers a noi piccoli autori, dandoci una certa visibilità. Finita l'avventura con la Edison (le altre grandi librerie chiedono una percentuale di vendita che equivale ad un suicidio commerciale) inevitabilmente si cercano altri canali. Qualche bookshop di museo, le librerie locali, siti specializzati online. Ma non basta. Perciò, se le librerie chiudono, ben vengano i supermercati. In questo caso l'iniziativa della Coop è doppiamente lodevole perché ha aperto un settore dedicato alla cultura locale. E non è poco.

Ancora una volta ringrazio le dottoresse Iolanda Piersanti e Silvia Nencetti, il dottor Nicola Barbagli, Laura Epifani e Roberto Gigli per l'aiuto, la consulenza, la pazienza e per i materiali prestati.

Qui trovate il sito dell'Unicoop per sapere dove il libro è acquistabile, quanto costa ed altre amenità. 

Se vi interessa compratelo, leggetelo e fatemi sapere se vi è piaciuto!

5 commenti:

  1. Peccato che non abito in Toscana, sennò l'avrei preso.

    Comunque ti faccio i complimenti e un gigantesco in bocca al lupo, sperando che vada bene il tuo libro.

    Concordo con te su quello che hai detto, soprattutto la parte: "chi lo legge?", perché pure io sto scrivendo e pure io ho quel dubbio...
    Penso che passerò per l'autopublishing e Amazon, se e quando lo finirò, perché, almeno qui a Milano, pare essere l'unico canale che ti lascia i diritti della TUA opera e non chiede la partecipazione economica per pubblicare (un tot di soldi, più un tot di copie comprate).

    La cosa triste è che ormai i supermercati sono da considerare il posto dove vendere i libri, non più le librerie che muoiono come mosche, e non più le biblioteche, sempre deserte.
    Il vero problema però è che la gente non ha proprio voglia di leggere. Non ha voglia di mettere in moto il cervello, vuole la roba pronta e facile, quella già masticata e predigerita, non si vuole proprio mettere a masticare da sola.
    Non per niente Zerocalcare è quello che vende di più in assoluto, non come fumetti, ma in generale, non ci sono bestsellers che tengano, Zerocalcare domina il mondo dell'editoria italiana.

    No, dico, Zerocalcare. Simpatico eh, ma è la dimostrazione di quanto la gente vuole la sicurezza delle cose che conosce, nessuna sorpresa, il tormentone pronto, la battuta in qualche dialetto risibile e basta.

    Comunque, in bocca al lupo :D

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    1. Grazie MrCheddy,

      La cosa strana è che io non mi sono mai definita una "scrittrice", ma solo una divertita divulgatrice.
      Divertita perché a me piace davvero a scrivere, stranamente mi piace anche la parte rognosa, quella in cui per mesi mi seppellisco viva nelle biblioteche e nei musei a rompere le scatole agli archeologi e ai professori. Scrivo per il desiderio di provocare una piccola scintilla di curiosità nei ragazzi, provare a farli appassionare a qualcosa, così che domani continuino a leggere le cose che li hanno fatti esaltare da giovani. Dinosauri, stelle e pianeti o antiche popolazioni.
      Anche se è sempre più difficile.

      Di Zerocalcare è difficile parlarne male. Lo leggi perché ha la tua età, ha vissuto quello che hai vissuto tu ed usa un linguaggio che conosci benissimo (Si. Io so chi è Chtulhu). Lo leggi perché ti diverte e ti fa scattare il meccanismo del ricordo.

      Oggi tutto è confuso, veloce e la conoscenza sembra essere dominio di Wikipedia. Qualche clic e sai tutto, un'altro e te ne sei già scordato. Zerocalcare a modo suo ci ricorda chi eravamo, e quanto siamo cambiati. Forse non aggiunge niente e crea facili tormentoni (chiamalo scemo), ma per me è un'isola felice lunga una striscia, che mi tiene ancorata a terra. Credo sia questo il segreto del suo successo, almeno io lo leggo così. Poi mi fa impazzire anche Gipi, che c'entra. Ma se ne riparlerà.

      Facciamo così, come fanno i bambini.
      Scrivi il tuo libro e quando l'avrai pubblicato, ce li scambiamo :-)

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    2. Non fraintendermi, non parlavo male di Zerocalcare tout court, è divertente la sua striacia bisettimanale.

      Dicevo che non è possibile che i suoi libri siano gli unici che vendano, in senso assoluto, in Italia.
      Vendono più di ogni altra cosa e ogni altro autore. Lui e Fabio Volo. Questo dà la tara di quanto agli italiani freghi della cultura e della scintilla di interesse che dici tu.
      Gipi è, secondo me, su un altro piano, ma ok, ne riparleremo.

      Ok, quando lo finisco te lo mando in anteprima... non stare attaccata alla mail però, che sono lento XD

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    3. Hahaha! No, no tranquillo... comunque sono curiosa a mille!

      Hai spiegato alla perfezione la situazione di cosa si pubblica e si legge in Italia. Su questo non posso che darti ragione al mille per mille. Devo ancora capire se siamo noi lettori ad aver smesso di leggere roba di spessore, o se sono gli editori che si sono uniformati e c'impongono un solo modello. Una teoria ce l'avrei, ma poi si scende in politica e non mi sembra questo il caso (scusa, ma chi lo pubblica FV?)

      :-D

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    4. FV ovviamente lo pubblica la Mondadori... ci siamo capiti ;)

      Il problema è che in Italia l'editoria brancola letteralmente nel buio.
      Guadagnano poco, di conseguenza non si investe, di conseguenza non si pubblica più niente di interessante.
      Navigano tutti a vista, se beccano un filone "proficuo" si buttano tutti lì sopra per cercare di grattare un po' di soldi dal fondo del barile.
      Se un Dan Brown vende, allora ecco che vengono pubblicati una marea di thriller storici sulla sua falsa riga. Stessa cosa vale per i fantasy, i vari Moccia ecc...ecc...

      Il panorama è sconfortante.

      I lettori si buttano sulle cose sicure, sui best sellers e su tutta quella roba che "conoscono di già" così da non avere sorprese, da parlarne in ufficio con i colleghi o dal parrucchiere con le amiche.

      Cosa vende lo si capisce dalla copertina del libro, quando l'autore è più grande del titolo, allora stanno vendendo l'autore, non il libro.

      Poi ci sono i lettori che invece cercano qualcosa di più, non seguono la massa e vanno a prendere roba meno mainstream, vanno alla scoperta di qualcosa di nuovo, cercano di dare fiducia a tutto quello che non viene pubblicizzato. Come faccio io, e penso che fai anche tu.
      Ma non è snobbismo, è che ho troppo poco tempo per fare tutto quello che devo fare, anche leggere, quindi non voglia di "sprecare" quelle poche ore in robe ad alta digeribilità che non mi danno niente, preferisco qualcosa di più corposo nella sostanza, anche se in giro c'è davvero poco.

      La situazione purtroppo è questa. Sono felicissimo per te che hai trovato uno spazio, anche se tra i pelati e lo zucchero, e ti auguro davvero che vada bene.
      Mio padre vive a Firenze e so che la spesa la fa in una qualche Coop (lui non dice vado a fare la spesa, ma vado alla coppe), appena lo sento gli dico di cercare il tuo libro e prenderlo, che appena scendo lo recupero... ovviamente perché ho paura vada esaurito ovunque... almeno spero :D

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